Traduzione di Giuseppina Oneto
Carmel McBain è figlia unica di genitori
cattolici di origine irlandese appartenenti alla classe operaia.
Rispetto a ciò che la vita nella loro desolata cittadina ha da offrire,
sua madre per lei aspira a qualcosa di più: ha grandi ambizioni per la
figlia, ed è determinata a superare le rigide barriere sociali
dell’Inghilterra. E così spinge Carmel a ottenere una borsa di studio
per la scuola del convento locale e poi a sostenere gli esami per un
posto alla London University. E Carmel non la delude. Ma il successo ha
un prezzo non indifferente: Carmel comincia un viaggio solitario che la
porterà il più lontano possibile da dove è partita, sradicandola dai
legami di classe e luogo, di famiglia e di fede. In fondo, sradicandola
da se stessa. Nella Londra di fine anni Sessanta, sperimentando un passo
alla volta la libertà, si confronterà con preoccupazioni del tutto
nuove – sesso, politica, cibo e fertilità – e si troverà coinvolta in
una grottesca tragedia.
Un romanzo inedito di Hilary Mantel: l’autrice della monumentale
trilogia sui Tudor si allontana dalla narrativa storica per addentrarsi
in territori squisitamente contemporanei raccontando luci e ombre
dell’amicizia al femminile fra complicità, gelosie, crudeltà
autoinflitte. Con l’acume che la contraddistingue Hilary Mantel esamina
la grande sfida imposta dalla società alle giovani donne: ragazze che
desiderano il potere degli uomini ma temono di abbandonare ciò che è
appropriato per loro, mentre vengono spinte a eccellere, ma sempre senza
emergere troppo.
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