In una ricerca intima e
profonda, Massimo Recalcati indaga il miracolo dell’amore, il sentimento più
misterioso di tutti.
“La fedeltà non è una
prigione, né una gabbia, se si trasforma in un sacrificio bisogna liberarsi. La
fedeltà diventa una postura dell’amore perché trasforma lo stesso in nuovo, non
c’è bisogno di andare altrove per trovarlo. Come quando guardiamo un’alba
sorgere: l’abbiamo vista mille volte ma non ci stancheremmo mai di ammirarla,
ogni volta ci appare diversa, nuova.”
Chi ha detto che
l'empatia sia necessaria per fondare una buona relazione? Che l'amore sia
anzitutto dialogo? E se quelle del "dialogo" e
dell'"empatia" fossero delle parole d'ordine finalizzate proprio a
scongiurare l'alterità dell'Altro, la sua radicale e irriducibile differenza,
il suo essere straniero? Se la condizione di ogni amore non fosse dialogo ma
l'incontro con un segreto indecifrabile, con un mistero che resiste a ogni
sforzo empatico? Lacan affermava che il rapporto sessuale è impossibile, è
sempre fallito. Non posso mai sentire quello che l'altro sente, confondermi,
coincidere, essere lui. Ma è proprio dall'esperienza di questo fallimento che
diviene possibile l'amore come amore per l'eteros. Si tratta di provare a
condividere proprio l'impossibilità di condividere il rapporto. Se ti amo non è
perché dialogo con te ma perché in te c'è qualcosa di te e di me che mi sfugge,
impossibile da raggiungere. Scopro, cioè, in te un segreto che mi supera e si
distanzia da ogni empatia possibile. Per questo Lacan identificava l'amore con
la donna, se la donna è - come è - il nome più radicale del segreto impossibile
da decifrare. In una ricerca intima e profonda, Massimo Recalcati indaga il
miracolo dell'amore, il sentimento più misterioso di tutti. «La fedeltà non è
una prigione, né una gabbia,» spiega, «se si trasforma in un sacrificio bisogna
liberarsi. La fedeltà diventa una postura dell'amore perché trasforma lo stesso
in nuovo, non c'è bisogno di andare altrove per trovarlo. Come quando guardiamo
un'alba sorgere: l'abbiamo vista mille volte ma non ci stancheremmo mai di
ammirarla, ogni volta ci appare diversa, nuova».
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